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L’olivo accanto alla stalla.


Mi trovavo lì da anni, proprio accanto all’ingresso di quella capanna che da sempre era stata adibita a stalla.

Quello non era il luogo più amato dagli abitanti e anche i passanti si affrettavano ad Allontanarsi prima possibile a causa degli odori forti e acri. Eppure io, un grande olivo imponente e frondoso, che con tutta la mia storia facevo ancora più ombra all’ingresso di quella capanna, non avrei cambiato posizione per niente al mondo. Il panorama che potevo gustare era davvero stupendo: una pianura brulla e sassosa, dorata nelle ore calde del giorno e rosata all’imbrunire della sera…per non parlare del cielo notturno, con il suo manto trapunto di stelle! Gli uomini non la pensavano così. In capo alla giornata passavano di lì si e no tre o quattro persone, compresi il padrone della stalla e sua moglie, entrambi molto schivi. In tanti anni non ero neppure riuscito a capire quali fossero i loro nomi, ma questo non voleva dire che non li conoscessi…tutt’altro ! Ne ammiravo la generosità e la lealtà e mi stupivo ogni giorno per la durezza del loro lavoro: fatica e costanza insegnavano il rispetto e l’essenzialità.

Certo, le esalazioni che provenivano dalla stalla non erano delle migliori: c’era il fieno in una mangiatoia ormai vecchia e logora e si sa… Dove gli animali mangiano fanno anche i loro bisogni. Erano anni ormai che asini, buoi, mucche, oche, galline e conigli figuravano come unici abitanti come unici abitanti del luogo. Un pomeriggio d’inverno, però, una di quelle sere in cui l’aria pungente frizzava sulle mie foglioline argentee, dopo una giornata in cui non si era vista anima viva per il freddo, ecco arrivare due figure: un giovane dall’aria preoccupata e premurosa e una ragazza che si trascinava a fatica. Mi meravigliai della presenza dei due passanti e pensai che avessero sbagliato strada. Aspettavo il solito commento sprezzante sugli odori della stalla, e invece mi accorsi con sorpresa che i due erano diretti proprio là dentro: due giovani, dai vestiti puliti e dall’aria cittadina, diretti in quella stalla?

Il mistero mi incuriosiva e mi tenne occupato a pensare per un po’, ma presto venni richiamato da un pianto acuto: in quella stalla era nato un bambino! Lo stupore non finì lì : da lontano, “Devo essere impazzitotendendo l’orecchio, si percepiva un canto soave e Angelico: “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che gli ama”

“Devo essere impazzito!“,dissi tra me e me. Ma, guardandomi intorno, vidi arrivare da ogni direzione tanti pastori che si dirigevano verso la stalla.Anche gli odori cattivi che allontanavano da quel luogo non solo erano svaniti del tutto ma si erano trasformati in balsami profumati. Il disprezzo, che sembrava provare chiunque passasse, era ormai cancellato da un grande desiderio di raggiungere quel luogo! Io, che non avrei mai cambiato posto con nessun altro luogo al mondo avevo capito. Ero stato spettatore di un evento straordinario che avrebbe cambiato la storia dell’umanità intera: la nascita del Salvatore.

La freddezza lasciava posto all’accoglienza, la fraternità vinceva la solitudine e la speranza portava la vita dove mancava fiducia!

 
 

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