top of page

San Bartolomeo

 

LA VOCAZIONE

 

Bartolomeo è uno dei dodici apostoli che Gesù chiamò al suo seguito nell'evangelizzazione  della Palestina e, dopo la sua morte e resurrezione, costituì capi  della Chiesa da lui fondata.

 Questo apostolo è menzionato soltanto nelle

liste sinottiche dei dodici e nella lista degli apostoli in Atti

1.A comunicare dal sec. IX la chiesa siriaca ha identificato l'apostolo Bartolomeo  con  Natanaele, nativo di Cana in Galilea, che viene ricordato solo dal quarto       vangelo in due punti (1, 43-51; 21,2).

Natanaele  doveva essere il nome personale mentre Bartolomeo il cognome.

Null'altro si conosce delle origini di Natanaele - Bartolomeo all'infuori di quanto        

narrano i Vangeli.

Durante uno sposalizio a Cana di Galilea, Andrea conduce suo fratello Simone e

Filippo vi conduce Natanaele presentandoglielo come profeta e fornendo anche il   nome, il cognome e il paese di provenienza ( Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret )

Natanaele reagisce scetticamente, probabilmente perché egli condivide l'antagonismo campanilistico esistente fra le due località vicine ( Cana e Nazaret ), ma Filippo lo invita a fare l'esperienza diretta che gli avrebbe consentito di superare l'iniziale scetticismo.

Mentre gli veniva incontro, Gesù pronuncia un elevato elogio su

Natanaele: “Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità”.

Di qui la reazione problematica dell'interessato:

“ Donde mi conosci ? ”

Solo l'origine del padre Celeste rivela il mistero della persona di Gesù e spiega

anche    la sua singolare conoscenza del segreto dell'uomo, fra cui la conoscenza a distanza  della dimora di Natanaele sotto il fico.

La reazione dell'autentico israelita non si fa aspettare e si concretizza in

una     professione solenne di fede in Gesù, Figlio di Dio e re d'Israele, cioè nel Messia     atteso dagli Ebrei. Le nozze in Cana di galilea con la presenza della madre di Gesù ed il prodigioso miracolo delle anfore piene d'acqua trasformate in vino, solo tre giorni dopo la vocazione di Natanaele, sembrano la più bella e provvidenziale sottolineatura del paese d'origine del nostro apostolo.

Gesù gli aveva infatti detto: “ Vedrai cose maggiori di queste ! ”

Bartolomeo fu testimone del promo miracolo di Gesù alle nozze di Cana.

Bartolomeo crebbe all'ombra di Gesù, che egli dapprima come discepolo e poi

come     apostolo seguì fedelmente in tutte le peregrinazioni della Giudea, della Samaria e della    Galilea.

Assieme ai suoi discepoli vide miracoli e guarigioni ed assise nel cenacolo

all'ultima    cena di Gesù che lì istituì l'eucaristia ed il sacerdozio.

Fu presente all'ascensione di Gesù che dalla cima del monte si sollevò al cielo.

Fu accanto a Maria nel cenacolo, ove gli apostoli raccolti in preghiera

ricevettero lo Spirito santo in forma di tremolanti fiammelle sopra ciascuno di loro.

San Bartolomeo

 

LA MISSIONE

 

Usciti dal cenacolo, gli apostoli si diedero ad  evangelizzare le terre

che furono teatro  della missione di Gesù e dei suoi  prodigi. Si presentava davanti a questo sparuto manipolo di arditi e decisi  missionari il mondo intero.

Ai tempi di  san Bartolomeo si andava a piedi o con mezzi molto lenti.

Gli Apostoli non  disponevano di una efficiente organizzazione né di mezzi logistici.

Gesù aveva  detto di non portare bisacce, di indossare una sola tunica e, se

cacciati  da  qualche città, di scuotere la polvere dai loro sandali.

 Povertà assoluta,  libertà piena, un tozzo di pane nel sacco, acqua sorgente,

cuore infiammato,  verità rivelata da Gesù e via per il mondo.

L'apostolato  di San Bartolomeo dopo la Pentecoste fu attivissimo, perché la tradizione posteriore  gli attribuisce lunghi viaggi missionari, pur non potendo stabilire nulla di preciso.

A  Bartolomeo toccò la Licaonia,  che è parte della Cappadocia, in seguito passò nell'India superiore ed in varie  regioni del Medio Oriente.

Entrò poi nell'Armenia ove fu coronato dal martirio  di Albanopoli.

Qui per provare le verità annunciate, liberò numerosi ossessi,  guarì malati,

diede la     vista ai ciechi e non accettò i numerosi doni di cui gli  si voleva fare omaggio e volle solamente la distruzione degli idoli e  l'accettazione delle verità di fede da lui predicate.

Intorno  alla sua morte vi sono opinioni diverse tra gli antichi scrittori che narrano  le sue gesta ed il susseguente martirio.

Ippolito scrisse che fu crocifisso col  capo all'ingiù e sotto furono bruciati cumuli di erbe   verdi e fetide per  soffocarlo con il fumo.

Sant'Agostino, S. Isidoro di Siviglia ed il Martirologio di  Beda affermano che

San Bartolomeo fu scorticato vivo.

 

IL MARTIRIO

 

Il dramma dell'ultima fase della predicazione del grande  apostolo si chiuse

con il terrificante martirio che ci viene narrato da Abdia  Babilonico.

In un tempio di Albanopoli dedicato ad Astarot vi erano molti  infermi desiderosi di riacquistare la salute perdita e molti illusi attendevano  gli oracoli del demonio.

Un giorno San Bartolomeo volle entrare nel tempio ed  affrontare Satana che

godeva dell'incontrastato dominio. Non appena  vi entrò Astarot ammutolì e non continuò le sue opere di guarigione per alcuni  giorni. I sacerdoti del tempio, preoccupati, si rivolsero ad un altro demonio  chiamato Berith che interrogato

sull'interruzione di Astarot rispose che San Bartolomeo,  apostolo del vero Dio, era entrato nel tempio e teneva incatenato  il demonio con fasce di   fuoco.

 Nel  frattempo la fama di San Bartolomeo era cresciuta e molte persone gli portavano infermi, malati e posseduti dal demonio per farli curare.

 

A San  Bartolomeo si rivolse anche l'amministratore della provincia dell'Armenia e  fratello    del re, per far guarire la figlia precedentemente portata ad Astarot.

Dopo l'ennesima importante guarigione, i sacerdoti di Astarot si rivoltarono  istigando il re Astiage che, vista la rovina verso cui era andato il tempio,  ordinò

che San Bartolomeo fosse prima flagellato e poi appeso in croce a testa

all'ingiù con del    fuoco che lo soffocasse.

Poiché il Santo resistette a queste  atrocità il re comandò che   fosse scorticato vivo dalla   testa ai piedi.

Le sole due  membra che restarono illese, gli occhi e la lingua servirono

all'apostolo  per    gli ultimi bagliori della  sua  missione apostolica prima di

essere decapitato.

 

LA RELIQUIE

 

Molto travagliata è la storia delle reliquie di san Bartolomeo.

 

Dopo la sua morte nella città di Albanopoli, ove fu scuoiato vivo, le sue spoglie vennero

portate in Mesopotamia dall'imperatore Anastasio I, ma durante il periodo anticristiano

fu gettato in mare con tutto il sarcofago dagli infedeli preoccupati per l'enorme afflusso di fedeli attorno alla sua tomba.

Il sarcofago non affondò ma fu trasportato dalla corrente fino all'isola di Lipari.

Lì andò il Vescovo Agatone che ne diede sepoltura e fece erigere sulle spoglie

una chiesa.

 

San Bartolomeo è oggi titolare della cattedrale di Lipari e patrono principale

delle isole Eolie.

 

Con l'invasione musulmana della Sicilia le cattedrali cristiane furono saccheggiate e le

ossa dell'Apostolo furono sparse sull'isola ove esse erano sepolte.

Raccolte da un eremite a cui san Bartolomeo apparve in sonno furono caricate su un

bastimento diretto a Salerno e da lì portate a Benevento da Sicardo, principe longobardo nell'838.

Nella sede beneventana, il sacro deposito fu sempre conservato con devota e gelosa vigilanza anche in situazioni di grande pericolo, come quando l'imperatore Ottone III

nell'anno 1000 ne pretese la consegna.

In quell'occasione, al posto del santo, gli fu consegnato il corpo di san Paolino,

vescovo di Nola.

Accortosi dell'imbroglio l'imperatore cinse la città d'assedio, ma non riuscendo ad

espugnarla fece ritorno a Roma.

 

La prima ricognizione delle reliquie fu fatta nel 1338 dall'Arcivescovo Arnaldo

da Brusacco durante un concilio provinciale.

Le ossa, dopo essere state mostrate singolarmente ai vescovi ed al popolo accorso,

furono riposte in una pregiata cassa di bronzo dorato, che seppur rovinata dai

bombardamenti del II conflitto mondiale, ancora si conserva nel museo diocesano.

 

Le seconda ricognizione fu fatta da papa Benedetto XIII ( Papa Orsini )

il 13 maggio 1698.

Dopo il controllo innanzi a 23 vescovi, magistrati ed al popolo ammesso, le reliquie

furono riposte in nove ampolle, otto delle quali furono racchiuse nell'urna di porfido ed

una, contenente l'intero osso del metacarpo fu destinata alla venerazione pubblica.

 

Nel 2001, prima dell'inizio dei restauri della Basilica del 1729, l' Arcivescovo Sprovieri

ha indetto La terza ricognizione canonica delle reliquie. Dall'ampolla vitrea n. 4 sono stati prelevati alcuni frammenti ossei destinati alla chiesa

cattedrale di Lipari e alle sei parrocchie dell'Arcidiocesi di Benevento intitolate

all'apostolo.

Santa Calepodia

Un pensiero affettuoso a una devozione popolare che ha accompagnato la nascita e la storia del piacevole paese di Canale. E anche un omaggio ai tanti eroi ignoti di ogni epoca che hanno sacrificato la loro vita per diffondere messaggi di Pace.
Tratto dal volume: "Calepodia la giovane martire dai piedi belli" di Francesco Stefani.

bottom of page